Joshua De Loa
Voli Pindarici
Contraddizioni nella libertà: la storia di Cagnaccio di San Pietro nella Biennale di Venezia del 1934
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Contraddizioni nella libertà: la storia di Cagnaccio di San Pietro nella Biennale di Venezia del 1934

La storia di oggi è quella della partecipazione di Cagnaccio di San Pietro all’edizione del 1934.

Siamo alla fine degli Anni Venti del Novecento.
Artisticamente parlando, in quel periodo, in Italia uno dei movimenti pittorici più importanti era il Realismo Magico, una corrente che si inseriva nel più vasto contesto artistico europeo noto come Ritorno all’Ordine, e questa esperienza pittorica si contraddistingueva per delle opere figurative dal gusto neoclassico e decó inscenate in una realtà sospesa e misteriosa. Mentre, politicamente, l’Italia era oramai da anni sotto il governo fascista, il quale era molto più favorevole ad un’arte figurativa neo-quattrocentesca rispetto alle sperimentazioni avanguardistiche del Primo Novecento.

Cagnaccio di San Pietro, Bambini che giocano, 1925.

Uno degli artisti più interessanti del realismo magico italiano fu Natalino Bentivoglio Scarpa, in arte detto Cagnaccio di San Pietro. Apertamente antifascista, l’artista si distingueva dai suoi colleghi per il suo animo ribelle e anticonformista, tanto che il suo temperamento dirompente e provocatorio lo si incontrava anche nella sua pittura.

Cagnaccio di San Pietro, Dopo L’orgia, 1928.

La prova della sua imprudenza è uno dei suoi dipinti più celebri e controversi: ossia Dopo L’orgia, realizzato nel 1928. Il quadro rappresenta freddamente tre corpi femminili nudi, distesi esausti sul pavimento, circondati da vari oggetti, tra cui alcuni oggetti iconici del vestiario di Benito Mussolini, suggerendo così il duce come il protagonista della scena.

Fu quindi un’opera che sbeffeggiava e condannava apertamente la degenerazione dei costumi sotto il regime fascista, in primis quello della sua guida. Per questo, quando Cagnaccio presentò il dipinto alla Biennale di Venezia del 1928, la commissione gli respinse la partecipazione.

Cagnaccio di San Pietro, Randagio, 1932.

Cagnaccio continuò a dipingere nonostante gli fossero preclusi i canali e gli spazi più prestigiosi dell’epoca. Negli Anni Trenta l’artista si dedicò ai ritratti, uno dei suoi temi più cari.

Proprio un’opera che lui realizzò in questo periodo fu al centro di  un avvenimento curioso e controverso. Adolf Hitler, mentre era in visita alla XIX edizione della Biennale di Venezia del 1934, e accompagnato da Benito Mussolini,  rimase affascinato, tanto da volerlo acquistare, dal quadro di Cagnaccio in esposizione alla kermesse, ossia Randagio (1932).

Tuttavia, essendo le opere di Cagnaccio ipotecate, a causa dei suoi debiti, non potevano essere comprate. Tale fu la “simpatia” che l’opera di Cagnaccio riscosse da Hitler, tanto che successivamente il regime fascista gli condonò tutti i debiti e alla fine della Biennale ogni quadro esposto dal pittore gli fu restituito.

Come si suol dire, di chi spada ferisce di spada perisce e sicuramente Cagnaccio se la rise oltre modo.


Voli Pindarici è un podcast di Joshua De Loa prodotto da Effemeridi Media. Sigle di Martina Corsini, musiche di Cherubba, in redazione Martina Pallaracci.


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